Selva del Lamone

Qualche defezione ma il Gruppo Tiburzi - compresa una coppia di stoici “ballerini”, che pur ha onorato “re carnevale” nella notte – sempre va e, domenica 6 marzo, era presente in numero giusto, per l’uscita entro un eccellente Parco Archeologico dell’Alta Tuscia.

Visitati i tre massi del predicatore, l’ara della regina, evitata la chiesetta di S.Nicolao, per restauri e lavori di “lungo corso”, abbiamo proseguito per Colle Lungo verso il suggestivo Villaggio preistorico.

Stravaccati per il pranzo tra le case ipogee, giusta la loro strategica posizione sulla valle del Tevere, imprigionate entro un castello medievale - “figlio di n.n.”, di non chiara proprietà -. Il villaggio che tanto somiglia alle “domus de Janas” di sarda memoria, mantiene sempre un carattere ameno, con le sue tinte variegate di tufo su cui una colonia fungino- lichenosa ha pennellato una varietà di colore giallo di cadmio brillante, veramente singolare. Emblematico che del castello, non resta che qualche emergenza qua e là, pur realizzato più recentemente delle case ipogee, che a questi si contrappongono e presentano un ottimo stato di conservazione, dopo c.a. 4000 o 5000 anni di esistenza.

Trovate intatte le prossime tagliate etrusche, abilmente sfruttate dal castellano quali opportune vie di fuga amorose o militari!

Sempre in pezzi la commovente icona della “Madonna col Bambino”, entro la nicchia della sua elevata edicola. Impensierisce l’idea che qualcuno abbia voluto ridurla in frantumi, facendole male con ferma volontà! Non si capisce come si sia potuto togliere rispetto a questa dolce “Madonnina del Tufo” di anonimo. Perfino il duro Cinghy, ogni volta che torna da queste parti non ne dispensa visita, un pensiero ed un momento contemplativo. Giovane mamma tra le rocce, che stringe a sé amorevolmente il suo bambino. Mia nonna diceva sempre “non scherzar co’ santi, scherza co’ fanti”!

Ma opposta a questa icona, entro una tomba etrusca del versante nord-ovest, si nota una immagine di un uomo su tavola di argilla, affissa in alto, proprio sopra ad un tavolo posto a mo’ di altare, mentre dal soffitto pendono degli inquietanti ganci in legno!

Il Gruppo dopo un lauto pasto allietato da una storiella veneta di Angelo sulle fistole anue, ritrova oltre il sorriso anche la strada del ritorno e le … comode vetture.

Ma il lungo giorno non finisce qui! Ci aspetta la maestosa torre di Chia con il castello, e le sottostanti cascate, ed ancora mole ed altre emergenze fluviali sul frenetico fosso “Castello” che rumoroso già lungi si preannuncia e si fa poi preoccupante con i suoi guizzi ed improvvisi sopravanzi schiumosi, a lambire con sprezzo le alte coste di peperino. Avanti c’è il villaggio preistorico di S.Sofia, che rinviamo a altra data. Ma non trascuriamo una elegante tagliata etrusca, sulla cui parete, la nobile famiglia romana dei “Domizi” ha voluto ricordare, con iscrizione, i finanziati lavori di restauro ed il carattere privato del passaggio!

Più sotto una immane piramide etrusca o pre, su cui sono state ricavate comode “scalinatelle lunghe e strettulille”, alte fino a raggiungere l’elevato cacume, ove un ampio spazio diviso in ambienti, allude a sacre funzioni pagane e sacrifici. Non finisce qui la giornata, da ultimo la visita ad una casa rupestre di non determinabile data di costruzione!

Perché questo luogo ci affascina tanto! Più avanti la conferma! Anche il grande scrittore Pasolini, venne attratto da “Chia”, ne comprò l’alta torre e ci trascorse i suoi ultimi anni, girovagando per il variegato aspetto naturale del luogo. Sotto il castello, entro le suggestive cascate, girò alcune scene del suo film “il Vangelo secondo Matteo”, il battesimo di Cristo!

Anche noi restiamo attratti dal luogo ma le nostre tasche dispongono di pochi euro soltanto e malgrado il colpo di fulmine, per così dire pasoliniamo, neanche con un sostenuto mutuo approderemmo ad un rogito così elevato! Grazie Giuliana e Roberto! Vanì, 6 marzo 2011